Metodologia
AppuntiLa raccolta delle narrazioni
Raccogliere testimonianze su persone diversamente abili
Valentina Scalvini
La mia sensibilità nei confronti del'mondo della diversità" si è acuita dopo aver preso parte al corso di Pedagogia Speciale, tenuto dal Professor Riziero Zucchi e dopo aver partecipato ad un convegno attinente alla Pedagogia dei Genitori, in cui ho avuto modo di sentir raccontare le testimonianze di Claudio Imprudente (diversabile, come lui stesso ama definirsi) e di alcuni genitori che hanno figli diversabili.
Con l'aiuto del Professore ho intrapreso una strada volta alla scoperta e alla valorizzazione delle narrazioni date da questi genitori, dal momento che sono da considerarsi risorse preziose per l'educazione e l'evoluzione culturale.
Il lavoro ha preso avvio con la stesura della mia dissertazione universitaria e prosegue tuttora nella collaborazione per la pubblicazione di un libro, nel quale saranno presenti un numero considerevole di testimonianze.
L'intento è dar voce a quei genitori che vogliono far conoscere la loro storia, il loro percorso educativo con il figlio diversabile.
Le famiglie stesse motivano la partecipazione non solo con il proposito di aiutare e sostenere altre famiglie nella loro stessa situazione, ma soprattutto con la speranza che la società odierna divenga sempre più aperta verso le persone diversabili e si instauri una più efficace e duratura cooperazione con chi si occupa di loro.
Ho raccolto le narrazioni passando di casa in casa, ho conosciuto i genitori, i loro figli, ho ascoltato i loro racconti "con grande rispetto per quel mondo che avvicinavo", come invita a fare Nuto Revelli nelle sue opere "L'anello forte" e "Il mondo dei vinti" alle quali mi sono ispirata per quanto riguarda il metodo di ricerca.
Come lo scrittore, nel relazionarmi agli interlocutori, mi sono attenuta a tre fondamentali principi: il rispetto nei confronti della persona che parla, l'umiltà nell'ascolto e la prudenza, che si esprime in particolar modo nello sforzo di non sentenziare e di eliminare, per quanto possibile, ogni preconcetto.
In questo contesto emergono protagoniste le famiglie con i loro figli e le loro storie fatte anche di momenti difficili, ma in cui si rivela una grande dignità.
Dai loro racconti si sprigiona tutta la grinta, l'energia che una famiglia acquista al fine di poter ottenere il meglio per il proprio bambino, perché gli possano essere offerti e garantiti gli stessi diritti di cui una qualsiasi persona gode e perché possa integrarsi adeguatamente nella società.
Da un confronto fra le narrazioni, si può inoltre constatare, come, nonostante l'una sia diversa dall'altra, poiché ogni storia ha una sua particolarità ed unicità, queste famiglie siano accomunate non solo per aver affrontato difficoltà, ma per aver ricercato le soluzioni più adeguate ai problemi dei loro figli diversamente abili e proprio questi genitori, per tali motivi, sono coloro che devono esplicare più di altri la loro funzione educativa.
La forza di tali genitori risiede infatti nella capacità di trasformare un percorso di vita sognato per il figlio, in un percorso di vita reale, che si basa sul potenziamento delle qualità del proprio figlio diversabile.
Si evidenziano così, dai loro racconti, le competenze educative della famiglia e viene sottolineata la validità della loro azione pedagogica come esperti educatori.
Essi possiedono un sapere generalizzabile che deriva dall'esercizio del loro compito. I valori di crescita espressi dalle famiglie, analizzando i risultati ottenuti, devono essere assunti come modello per le scienze umane.
I genitori sono dunque formatori per vocazione e pratica in grado di esprimere una pedagogia dello sviluppo nella prospettiva del futuro.
Da tutte le testimonianze raccolte, nonostante gli intervistati affermino che la loro vita, con la nascita del loro figlio diversabile, sia cambiata, emergono con vigore momenti in cui è attuata la pedagogia della responsabilità, dell'identità, della speranza e della fiducia, nonché la forza e la capacità di resilienza nell'affrontare e superare i momenti difficili, oltre al costante desiderio di costruire un progetto di vita concreto per il loro figlio.
Si nota in particolare quando essi descrivono il loro figlio, come emerga facilmente la sua personalità e si evidenzino le sue capacità, quando elencano i suoi bisogni, le sue difficoltà e le strategie per superarle o spiegano quale sia il metodo più efficace per interagire con lui.
Perciò le narrazioni dei genitori o le autobiografie dei diversabili, con le innumerevoli occasioni di apprendimento informale che le costellano, possono offrire una preziosa base per tracciare linee guida di una progettualità evolutiva ed educativa.
Le narrazioni dei percorsi educativi si rivelano infatti uno strumento non solo con funzione terapeutica nei confronti di chi racconta, ma con una dimensione sociale nel momento in cui il racconto viene destinato a qualcuno, ad un pubblico e interiorizzato. Quindi l'insegnante, il formatore, il personale sanitario, ecc., deve far proprie queste testimonianze e non deve sostituirsi alle famiglie, ma cooperare ed imparare da esse.
(Handicap & Scuola 129, settembre - ottobre 2006)