Per educare un bambino ci vuole un villaggio.

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Strumenti

Gruppi di narrazione

    Nessuno insegna a nessuno,
    tutti imparano da tutti.
    Paulo Freire


     Strumento della Metodologia Pedagogia dei Genitori, ha l’obiettivo di coscientizzare i genitori, valorizzare e raccogliere le narrazioni degli itinerari educativi compiuti coi figli.

    Partecipano i genitori e tutti coloro che sono interessati alla Metodologia: insegnanti, studenti, educatori, amministratori, operatori sanitari, medici, giudici, assistenti sociali, ecc., portando la propria esperienza di come educano o di come sono stati educati.

    Ogni partecipante responsabilmente narra solo quello che egli vuole gli altri sappiano, racconta liberamente l’itinerario educativo compiuto come genitore o come figlio, la sua crescita, gli episodi più significativi, il carattere, il comportamento, senza schemi prefissati, partendo dalla propria esperienza. Non vi sono dichiarazioni di ordine generale, si narrano situazioni  vissute e sperimentate.

    I Gruppi di narrazione si attuano a livello territoriale, nelle scuole (classe, gruppo di classi, istituto), nelle associazioni, nelle parrocchie, ecc.

    Nei Gruppi non vi sono conduttori o esperti, alcuni partecipanti si assumono la responsabilità del buon funzionamento:

    • Illustrano i principi della Metodologia Pedagogia dei Genitori
    • Garantiscono la continuità
    • Assicurano gli spazi e calendarizzano gli incontri
    • Sollecitano le presenze
    • Fanno in modo che ciascuno narri a turno senza esser interrotto e mentre uno parla tutti gli altri ascoltano
    • Raccolgono le narrazioni per eventuali pubblicazioni
    • Curano una relazione su quanto esposto nei gruppi, leggendola come continuità  nella riunione successiva, testimonianza del valore educativo delle riflessioni dei partecipanti.

    I componenti dei Gruppi narrano oralmente gli itinerari di crescita, in seguito:

    • Si invita chi ha narrato a scrivere quanto esposto
    • Le narrazioni vengono lette collettivamente e raccolte dai responsabili
    • Le riunioni proseguono su temi educativi scelti dai partecipanti: ognuno narra come li ha affrontati secondo la propria esperienza
    • Periodicamente il gruppo approfondisce le componenti teoriche  della Metodologia
    • A distanza di un certo periodo si aggiornano gli itinerari di crescita
    • I partecipanti presentano pubblicamente le narrazioni nelle istituzioni in cui sono attivi i gruppi (scuole, associazioni, parrocchie, ecc.)
    • Gli itinerari raccolti vengono diffusi a livello più vasto, col consenso dei partecipanti, come testimonianza delle competenze educative della famiglia.


    I Gruppi di narrazione permettono ai partecipanti di acquisire la consapevolezza delle competenze educative dei genitori e della necessità della loro valorizzazione. Le narrazioni hanno valore sociale: la loro pubblicazione e diffusione sono testimonianza di cittadinanza attiva, rendono visibile il capitale sociale costituito dall’educazione familiare e sono opportunità per la professionalizzazione degli esperti che si occupano di rapporti umani.

    Le riunioni periodiche dei Gruppi di narrazione permettono la costruzione di reti territoriali di genitorialità collettiva e l’attuazione del patto intergenerazionale.

     

     

    Teoria e pratica dei Gruppi di narrazione


    Non ridere, non piangere,
    ma cercare di capire
    B. SPINOZA


    Dall'auto aiuto alla narrazione
    Vi è un'evoluzione nella consapevolezza sociale. Cresce la coscienza della dignità delle persone e del loro diritto ad esser protagonisti, a gestire direttamente la loro vita.

    Negli anni '70 sono nati e si sono sviluppati i gruppi di auto aiuto. Emergeva la coscienza che non era più sufficiente un rapporto terapeutico chiuso in una dimensione duale; chi aveva problemi aveva bisogno di un tessuto umano solidale per uscire da una situazione negativa.

    I gruppi di auto mutuo aiuto avevano una dimensione più ampia della terapia, anche se al loro interno l'esperto era ancora una figura centrale: interpretava, dava consigli, guidava il gruppo. Dal punto di vista sistemico sono stati un progresso, tuttavia erano centrati su situazioni patologiche: chi partecipava aveva un problema che desiderava risolvere, il gruppo aveva connotazione terapeutica. Si partiva da condizioni difficili o negative e se ne cercava la soluzione.

    Nell'attuale situazione sociale, caratterizzata dall'isolamento, è necessario proporre occasioni di crescita collettiva in cui non si parta da una dimensione patologica, non si deleghi a un esperto la soluzione delle scelte riguardanti la propria vita, ma vi sia la possibilità di discutere delle proprie esperienze in modo sereno, continuativo, di fronte a persone che ascoltano con interesse e rispetto, senza esprimere giudizi.

    Creare questa situazione è fondamentale per i genitori che, in un mondo in perenne cambiamento, devono effettuare scelte che riguardano i figli, senza esser confortati dalle indicazioni collettive presenti nella famiglia allargata o sostenuti dalla presenza attiva della comunità di villaggio.

    I Gruppi di narrazione si fondano sulla quotidianità e sulla positività: non si parte dai problemi, quanto dall'orgoglio e dalla gioia di esser genitori. La base comune è la crescita dei figli, educare è come costruire ponti, non si cerca il terreno cedevole o fragile, si costruisce sulla roccia, si parte dalla positività, con la consapevolezza che valorizzarla permetterà di superare la negatività.   

    Nei Gruppi di narrazione non vi sono conduttori o esperti, i genitori conoscono i loro figli e la storia della loro crescita meglio di qualsiasi altra persona e ne sono coautori. La narrazione delle scelte e delle esperienze ha valore educativo per chi le ha compiute e per gli altri. Tutti sono sullo stesso piano, tutti sono esperti e ricercatori allo stesso modo. Il protagonismo collettivo permette un coinvolgimento che diventa responsabilità comune per il funzionamento del Gruppo di narrazione. L'indicazione di Paulo Freire Nessuno insegna a nessuno, tutti imparano da tutti, è alla base della metodologia, fulcro della crescita collettiva.

    I Gruppi di narrazione hanno la caratteristica di esser aperti alla partecipazione di tutti e funzionali all'uso sociale della narrazione. L’educazione genitoriale espressa nei racconti ha un valore per la comunità, deve esser socializzata, diventare patrimonio comune. Occorre promuovere genitorialità diffusa nella società e la consapevolezza delle competenze educative dei genitori in chi ha responsabilità professionale nel campo dei rapporti umani. I Gruppi di narrazione si inseriscono in una dinamica sociale che ha come scopo creare un tessuto solidale e consapevole e formare professionisti in grado di stipulare alleanze paritarie con le famiglie.


    Gruppi di narrazione, attività a carattere pedagogico
    Alla base della metodologia del Gruppo vi è la dinamica della narrazione. Ciascuno dei genitori all’inizio presenta oralmente o per iscritto il proprio figlio, nelle riunioni che seguiranno racconta anche le scelte fatte in ordine agli argomenti individuati collettivamente. Non dà indicazioni astratte o generiche, il sapere che circola nei gruppi di narrazione è un sapere situato, radicato in una realtà vissuta e conosciuta.

    La logica del Gruppo di narrazione si collega alla metodologia storico culturale elaborata dallo studioso russo Lev Semenovic Vygotskij (1896-1934) che sottolinea l'unicità della persona, frutto delle sue scelte e della sua storia e la necessaria visione evolutiva del suo sviluppo. Ognuno dà testimonianza di sé e della propria vita, indicazioni derivanti da una competenza specifica. Il vissuto e la narrazione sono collegate: la vita si esprime nel racconto che permette di proporre particolari concreti, episodi reali, legati dal filo costituito dall’esistenza della persona. La narrazione permette di esprimere consapevolmente il proprio percorso umano: ognuno narra quanto conosce. Non vi sono generalizzazioni astratte, ma un sapere contestualizzato, testimoniato, verificato.

    Ognuno sceglie quello che vuole esporre, gli episodi che ritiene significativi per sé e per gli altri, autentica con la propria vita quanto esprime. Ne è l'autore e come tale viene riconosciuto.

    Si ascolta con interesse, senza interrompere e soprattutto senza interpretare, non si va al di là di quanto uno afferma. Le narrazioni non sono indizi in base ai quali fare congetture o formulare giudizi. Vi è pieno rispetto per il racconto di vita che fa crescere chi narra e chi ascolta. Vi è il valore della reciprocità: chi ascolta si trasformerà a sua volta in narratore e pretenderà lo stesso rispetto col quale ha ascoltato.

    La reciprocità garantisce un rapporto paritario. La narrazione nutre la coscienza di chi partecipa. Chi assiste valorizza chi parla, lo legittima, gli dà forza, tanto più che si tratta di un'attenzione collettiva. L'effetto è di empowerment. Sentirsi ascoltato, capito, crea  fiducia. Permette di organizzare i pensieri, dar ordine nella propria storia, porvi un sigillo personale.



    Ritrovarsi nella normalità al di là dell'emergenza
    L'attuale cultura del sospetto, del timore e dell'emergenza non è favorevole ai processi di crescita, in particolare all'educazione delle giovani generazioni. Per allevare i figli occorre una situazione serena, propizia allo sviluppo umano, in cui predomini il senso di fiducia nel futuro. E' necessario avere spazi mentali per programmare la crescita dei figli, costruire situazioni in cui sentire condiviso l’impegno educativo. Non servono allarmi, timori improvvisi cui dare soluzioni immediate. Occorre prevedere i risultati delle proprie azioni e inserirli in ambiti più vasti in cui vi sia condivisione. Educare non è azione singola e limitata nel tempo, ha bisogno della memoria del passato e della previsione del futuro. Deve situarsi in uno spazio sociale che va creato socialmente. Per allevare un bimbo ci vuole un villaggio, dice il proverbio africano: un villaggio in cui vi siano rapporti durevoli e responsabili.
    E’ necessario riprodurre consapevolmente una situazione favorevole alla riflessione educativa. I Gruppi di narrazione offrono questa occasione: determinano un ambito dove il racconto degli itinerari educativi compiuti coi figli crea una situazione di fiducia in cui dissipare timori e condividere progetti.



    Le dinamiche dei Gruppi di narrazione
    I partecipanti del Gruppo di narrazione siedono in circolo, segno della pari dignità di ciascuno . L’atmosfera è serena: la situazione di normalità è funzionale alla comunicazione. Una tra le poche regole dei Gruppi di narrazione è non interrompere chi espone. Ognuno parla a turno e ha diritto a tutto lo spazio che ritiene opportuno. Chi interviene per primo dà il ‘la’ alla narrazione, il suo racconto è tagliamare, apripista per quello degli altri.

    Alcuni partecipanti si impegnano nell’indicare gli appuntamenti, nel fissare i luoghi di riunione, nel sollecitare la presenza degli altri. Non è una 'conduzione', è un servizio, un’attività, un impegno sociale di cui ciascuno si sente responsabile. Fanno rispettare i turni delle narrazioni, in modo da evitare un dibattito in cui le persone con maggior dialettica, più abituate a parlare in pubblico prevalgono. Si inizia da una persona e poi si continua, seguendo la disposizione dei posti. Due partecipanti a turno fanno assieme il verbale della riunione. Tener memoria di ciò che avviene testimonia la significatività degli argomenti e i risultati delle riunioni. Le relazioni danno continuità. Possono esser rielaborate in una pubblicazione da far circolare anche all'esterno del gruppo. Sottolinea la dignità dei racconti e delle riflessioni delle famiglie che diventano cultura comunicabile socialmente.

    Chi narra ha in mente un disegno che va rispettato, espone con una modalità e una logica propria, che dipende dalla sua personalità e dalla sua storia. Chi ascolta partecipa e sollecita l’altro con la sua attenzione, emerge il rispetto per chi parla e il conseguente spazio che deve avere.
    Ognuno si sente protagonista: ha un uditorio attento e partecipe, mette ordine nelle azioni che compie, nei suoi pensieri, fa progetti ad alta voce e questo nell’attività più alta che l’uomo è chiamato a compiere, l’educazione. Le parole riacquistano valore, perché inserite in un contesto reale, dotato di senso, contesto come insieme di avvenimenti collegati attorno a una vita, contesto come gruppo di persone riunite dall’attenzione e dall’interesse per quello che viene esposto.

    Non ridere, non piangere, ma cercare di capire
    La partecipazione ai Gruppi di narrazione comporta una tensione morale determinata dall'accettazione e dal rispetto per le vite degli altri, per le loro scelte. I genitori nelle riunioni si sentono investiti della loro dignità di educatori.
    La dimensione etica è suggerita da Spinoza che si è occupato di scelte morali e ha testimoniato con la propria vita quanto ha affermato. Il filosofo sottolinea che di fronte ai fatti umani occorre sospendere il giudizio, che spesso si trasforma in irrisione oppure in condanna, e cercare di capire. Capire ha un doppio significato, da una parte riflettere, pensare razionalmente, dall'altra includere in sé quanto è stato detto, farlo proprio, mettersi nei panni altrui. La logica della condivisione e dell'empatia caratterizza i Gruppi di narrazione. I racconti, con il loro sviluppo, gli episodi, i particolari, permettono e facilitano questo atteggiamento. Dallo svolgimento della narrazione capiamo il perchè di determinate situazioni e scelte.

    Rita Charon, nel saggio Narrative Medicine. Honoring the Stories of Illness, pubblicato nel 2006 dalla Oxford University Press, sottolinea che le narrazioni determinano maggior attenzione, maggior capacità di rappresentazione e soprattutto inducono un senso di affiliazione e familiarità. Nei Gruppi di narrazione ognuno offre una parte di sé, della propria storia, si espone agli altri dando loro fiducia. E' un'azione che propone la reciprocità: non ci si può tirare indietro, dobbiamo restituire, con le nostre scelte e le nostre vicende, quell'umanità che gli altri ci hanno offerto. Ciò crea il desiderio di ritrovarsi, di crescere assieme. Tanto più che al centro dei Gruppi di narrazione vi è quello che di più caro abbiamo, i figli, la cui storia viene messa in comune perchè non possono esser proprietà individuale: i figli si donano al mondo.



    I Gruppi di narrazione nella scuola
    Valore particolare rivestono i Gruppi di narrazione nella scuola. E' il luogo dell'educazione, in cui gli adulti, in un'epoca di confusione di ruoli, devono necessariamente assumere la loro funzione di guida dei minori senza delegare.
    Attualmente le maggiori agenzie educative, scuola e famiglia, sono oggetto di campagne diffamatorie da parte dei media, che devono diffondere consumismo tra le giovani generazioni e non solo. Funzione pedagogica di genitori e insegnanti è quella di opporsi ai desideri sfrenati per costruire non solo teste ben fatte ma anche personalità in grado di saper scegliere.

    I Gruppi di narrazione sono strumento di alleanza educativa tra scuola e famiglia. L'istituzione scolastica che adotta la Metodologia Pedagogia dei Genitori li inserisce tra le sue attività, iscrivendoli nel POF, proponendoli al Collegio Docenti in modo che gli insegnanti li possano scegliere.

    La scuola è la Piazza del Terzo Millennio, il luogo in cui tutti si ritrovano nonostante religioni o etnie diverse, è il luogo della riconciliazione, in cui una comunità racchiude quanto ha di più prezioso: il proprio futuro.E' il luogo in cui, più di ogni altro è necessaria la concertazione tra gli adulti di riferimento: genitori e insegnanti. E' il luogo in cui si rimane più a lungo: negli istituti comprensivi i figli possono rimanere anche undici anni.
    I Gruppi di narrazione sono occasione di collegamento: le famiglie si trovano seguendo la metodologia illustratanel riquadro per raccontare i loro figli, prima oralmente poi per iscritto. I docenti partecipano come genitori o come figli. Una volta tanto non sono più i soli responsabili di una situazione educativa. Si realizza una dinamica paritaria in cui vengono accolti e capiti nelle loro problematiche familiari con una dimensione umana che favorisce il patto educativo. 

    Le narrazioni dei percorsi di crescita e la presentazione dei figli creano una situazione  di necessario collegamento. Dopo le riunioni i figli degli altri avranno un volto diverso, più familiare, sono stati descritti con gli occhi dei loro genitori. Le presentazioni sono  strumento di delega educativa al gruppo: questo è nostro figlio con i suoi pregi e i suoi difetti, anche voi ve ne potete occupare.

    E' un modo per ovviare alla solitudine delle famiglie, dovuta anche a un mal inteso senso di proprietà dei figli. Non si accetta più l'educazione collettiva che avveniva nella famiglia allargata e nella comunità di villaggio. Attualmente se un bimbo si comporta male e un estraneo lo riprende i genitori spesso si offendono e non accettano la condivisione delle loro responsabilità.

    Nei Gruppi di narrazione vi è la possibilità di intessere rapporti duraturi che preparano una genitorialità diffusa. Le presentazioni dei figli vengono raccolte in una pubblicazione trasmessa a tutte le famiglie della classe. Le riunioni continuano su temi decisi assieme, ogni genitore narra le proprie scelte contribuendo ad arricchire le soluzioni educative degli altri. Si costituisce così una rete intergenitoriale che diventa modello sociale e si diffonde a livello di territorio.
    Nelle classi finali delle medie e alle superiori il gruppo di narrazione di classe diventa strumento per il patto intergenerazionale: i genitori leggono ai figli-alunni le loro presentazioni. Queste riunioni hanno un forte impatto educativo ed emotivo, molti ragazzi, dopo aver ascoltato le indicazioni positive proposte dai genitori assumono un miglior comportamento a casa e a scuola, l’attuazione della strategia della fiducia produce i suoi frutti.

    I Comuni spesso promuovono la Metodologia Pedagogia dei Genitori, consapevoli della necessità di valorizzare l'impegno dei cittadini come capitale sociale, creando occasioni di solidarietà educativa, riprendendo la vocazione pedagogica propria di ogni comunità e della sua amministrazione. 



    I Gruppi di narrazione e l'integrazione scolastica     
    I Gruppi di narrazione nascono dall'esperienza delle famiglie con figli in situazione di handicap, abituate a presentarli in tutti i loro aspetti ad esperti che ne considerano solo le problematiche. Sono abituate a creare reti di solidarietà per risolvere situazioni che non sarebbero sostenibili da parte di una singola famiglia.

    Nel corso dell'integrazione scolastica si chiedono perchè devono esser le uniche a presentare il figlio. Desiderano conoscere i compagni, mettere al servizio degli altri genitori capacità che hanno esercitato in anni di lotte per il riconoscimento dei loro diritti.

    Nei Gruppi di narrazione delle classi in cui sono inseriti alunni in situazione di handicap si completa il processo di integrazione di cui non possono esser attori solo i compagni e gli insegnanti, i genitori sono una componente ineludibile. Essi sostengono lo sforzo dei docenti, indirizzano il comportamento dei figli e soprattutto diventano solidali con le famiglie dei disabili, si rendono consapevoli delle difficoltà ma soprattutto delle capacità dell'allievo. In queste riunioni nasce una maggior motivazione a stare assieme, a proseguire un viaggio educativo che non finirà e avrà sempre bisogno del sostegno di tutti.

         P. FREIRE, La Pedagogia degli oppressi, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1998.

         P. FREIRE,  Pedagogia degli oppressi, Edizioni Gruppo Abele